Kenya | Italia | |
N° abitanti a confronto | 40.512.682 | 62.007.540 |
% alfabetizzazione | 78% | 99,2% |
PIL pro capite | 3.500 USD | 36.300 USD |
Popolazione sotto linea di povertà | 36% | 29,9% |
Mortalità infantile morti/feti nati vivi | 36,1 | 3,3 |
Speranza di vita media | 64,6 | 82,2 |

Il Kenya è uno Stato dell’Africa Orientale, confinante a nord con Etiopia e Sud Sudan, a ovest con l’Uganda, a sud con la Tanzania, a nord-est con la Somalia e ad est con l’oceano Indiano. Nairobi ne è la capitale e la città più grande.
Il Kenya divenne una colonia britannica alla fine del XIX secolo e i coloni inglesi applicarono la legge del divide et impera usata in tutti i paesi africani sotto il loro domino. Questa divisione è visibile ancor oggi nella società keniota. La popolazione è suddivisa in più di settanta etnie, appartenenti a quattro famiglie linguistiche.
L’indipendenza fu ottenuta il 12 dicembre 1963 e fu eletto presidente Jomo Kenyatta leader indipendentista. Kenyatta promosse una politica moderata e filo-occidentale, realizzando importanti riforme economiche e politiche che permisero la modernizzazione e l’industrializzazione del paese.
Nel 1978, alla morte di Kenyatta, fu eletto presidente Daniel Arap Moi che proseguì la politica del suo predecessore; nel 1982 approfittando di un fallito golpe da parte dell’esercito, Moi riuscì a consolidare il proprio potere, perseguitando come traditori i suoi oppositori politici e introducendo nel paese il monopartitismo.
Alle elezioni presidenziali del 2002 Moi non si presentò come candidato perché costituzionalmente proibito, segnando di fatto il crollo del proprio regime dopo 24 anni di dominio: il nuovo presidente fu Mwai Kibaki che avrebbe avuto l’incarico di risollevare le sorti del Kenya.
Le elezioni del 2008, però, furono segnate da un’esplosione di violenza etnica che proseguì anche dopo la proclamazione di stretta misura della vittoria del partito del presidente uscente: solo grazie alla mediazione di Kofi Annan si giunse ad un armistizio tra le fazioni, con l’intesa che il presidente Kibaki ed il suo principale rivale Odinga governassero insieme: quest’ultimo è stato quindi nominato primo ministro, carica appositamente istituita.
A marzo del 2013 si sono svolte le elezioni politiche: il nuovo presidente del Kenya è Uhuru Kenyatta.
L’appartenenza religiosa è divisa fra il 45% di anglicani e quaccheri, il 35% di cattolici, l’11% di musulmani e il 9% di religioni tradizionali quali induismo, animismo, sikhismo, jainismo e il credo di bahá’í.
Il 2 aprile 2015 è avvenuta la Strage di Garissa, per mano del gruppo islamista di Al-Shabaab.
Nell’agosto 2017 Uhuru Kenyatta ha sconfitto nuovamente Odinga scatenando la rivolta dell’opposizione che denunciò brogli fino ad ottenere nuove elezioni che si sono svolte ad ottobre 2017 e dalle quali risulta vincitore ancora Kenyatta con il 98% dei voti.

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